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Filodrammatica

Filodrammatica per la vita: Raffaele Reppucci (1898-1969) 


Napoli, li 23 Novembre 2019
Saluto per la Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci" di Lausdomini
Rappresentazione della commedia "Non ti pago" di Eduardo De Filippo 1940
●  Buonasera, è un piacere ritrovare anche questa volta le figure portanti della compagine che ha tenuto unito, per lunghi anni, un bel numero di persone con la passione del teatro. Ci riferiamo, in particolare, ad Antonio Cerciello e Ciro Esposito.
● Apprezziamo soprattutto che gli attori, il regista, il direttore artistico, hanno avuto tutti la capacità e la pazienza di crescere senza diventare mai velleitari: hanno misurato i loro passi iniziali, hanno sviluppato le loro doti di artisti con umiltà,  con perseveranza e tenacia, tanto da prodursi non più come i "dilettanti della filodrammatica" dei primi tempi, ma come interpreti di grande impegno di opere teatrali a tutto tondo.
● Siamo stasera qui, a Lausdomini, anche per ricordare la nascita del primo nucleo di aspiranti attori, riunito intorno a Raffaele Reppucci, che fu loro maestro. Eravamo agli inizi degli anni '50 del secolo scorso!
Sappiano le nuove reclute di questa compagnia teatrale e i gentili spettatori che i due primi attori di oggi, Antonio Cerciello e Ciro Esposito, sono stati tra i primi aspiranti attori, attenti ad apprendere l'arte della comunicazione su scena teatrale, qui, a Lausdomini, frequentando il nostro zio paterno, trasferitosi  - per poco tempo, si pensava erroneamente - con l'anziano padre e due sorelle a causa dei disastri della guerra.
Noi nipoti, adolescenti, eravamo in vacanza periodica a Lausdomini, ospiti dei pazientissimi e generosi zii; a loro volta essi erano ospiti in una parte dell'ampia residenza delle suore.
Quando, al rientro quotidiano del suo lavoro all'Aerfer di Pomigliano, lo zio riceveva il gruppetto di aspiranti attori, noi assistevamo ammirati di fronte all'interesse e al rispetto di quei giovanotti, avidi di imparare e riprodurre gli insegnamenti del dire, delle espressioni della mimica facciale, delle movenze dell'andatura e di tutto ciò che si animava sul palcoscenico, come spiegava il loro maestro di recitazione. 
Egli ha impresso per sempre nel cuore e nella mente dei ragazzi di quel tempo lo stimolo ad offrire con la recitazione un dono immateriale e fantastico agli spettatori,  i quali vengono così coinvolti o sconvolti nei loro sentimenti, secondo la vicenda messa in scena, interpretata dal regista ed impersonata dagli attori: essi devono metterci la loro faccia, la loro fatica e il loro cuore. Essi sanno che il loro compenso arriva con l'applauso finale, con la commozione del pubblico, con il sollievo di tante persone tribolate dalle vicende pesanti della vita reale.
Per Raffaele Reppucci essi potevano diventare veri attori, a condizione che, facendo ridere o facendo piangere, la loro recitazione suscitasse negli spettatori la funzione catartica, cioè l'epurazione dei mali dagli esseri umani.
Chi ha interesse a conoscere meglio, in qualche modo, la figura di Raffaele Reppucci, attore e regista teatrale tra il 1915 e i primi anni cinquanta, può leggere alcune schede che lo scrivente ha postato sotto la voce "filodrammatica" nel proprio blog www.efferrememoriamrerum.blogspot.com
◙  Non possiamo concludere senza riconoscere ed apprezzare la rigenerata "Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci" di Lausdomini, proiettata in direzione di iniziative creative e solidali, anche in sinergia  con gli enti locali e le istituzioni scolastiche, nell'ambito dei progetti europei, a livello nazionale e regionale.
La compagnia teatrale Raffaele Reppucci potrebbe avere nel suo patrimonio di cultura teatrale, curato ed accresciuto nello spazio di decenni, per esempio, un "laboratorio teatrale" o una "scuola di recitazione" e tante altre attività sperimentate come congeniali a ciascuno dei componenti.
Ferdinando Reppucci
Nota per il Regista
In sala è presente una rappresentanza della famiglia di Raffaele Reppucci: due fratelli e una sorella, nipoti diretti, in quanto figli di Giovanni, fratello di Raffaele Reppucci.
Tra codesti, uno segue da alcuni decenni la nostra avventura ed oggi, trovandoci in una struttura scolastica, egli è presente a doppio titolo.
Il primo è quello che testimonia la continuità del segno di appartenenza familiare a colui che, a suo tempo, ha ben seminato, lasciando un'eredità spirituale e culturale. È con essa che noi viviamo questi appuntamenti annuali dello spettacolo teatrale che offriamo al pubblico; è con essa che abbiamo ereditato il nome della nostra compagnia teatrale "Raffaele Reppucci", che tiene da decenni alto il suo vessillo.
Il secondo titolo è dato dal fatto che la rappresentazione di oggi si svolge nell'auditorium di una struttura scolastica ed egli, da ispettore ministeriale del MIUR, ancorché a riposo, ma non inattivo, sente di rientrare nell'ambiente in cui è cresciuta la sua carriera professionale.
Orbene, il nipote del nostro Raffaele Reppucci, dott. Ferdinando Reppucci, dopo la data del pensionamento, ha dato la sua disponibilità all'Amministrazione centrale e periferica per eventuali interventi di sua competenza (vigilanza ispettiva sugli esami di stato, accertamenti sulla parità scolastica, accertamenti sui progetti europei, seminari sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ecc.). Ora, allo stesso modo, egli pone a disposizione della Compagnia teatrale suoi eventuali pareri coerenti con le sue esperienze e competenze acquisite, in Italia e all'estero, in materia di formazione e di progettazione europea.



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 AUDITORIUM TEATRO di SAVIANO
ANNO 2017

La Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci"
di Marigliano

per la 13ª Rassegna Festival Città di Saviano 2017
ritorna al suo affezionato pubblico nelle serate di 

sabato 11 febbraio 2017, ore 20
 e domenica 12 febbraio 2017, ore 18

con

Avendo, potendo, pagando

di Di Maio - Taranto


Adattamento di Antonio Cerciello

Direzione scenica di Ciro Esposito

Regia di Antonio Cerciello

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La rappresentazione rientra nel quadro delle attività dei 
Missionari della Divina Redenzione, presso la 
casa-famiglia e centro di formazione "Istituto Anselmi" di Marigliano, 
per dare continuità e piena realizzazione 
all'opera benemerita che fu voluta da Padre Arturo D'Onofrio.
°°°°°°°


Da parte dei nipoti di Raffaele Reppucci (1898-1969) va sempre il più vivo apprezzamento per la straordinaria costanza del lungo impegno assunto dalla compagnia teatrale che reca il nome del loro zio, tanto più se tale attività si coniuga con la benemerita opera educativa, sociale e morale della Comunità dell' "Istituto Anselmi" di Marigliano, voluta da Padre Arturo D'Onofrio.

Chi vuole approfondire il tema della filodrammatica e la storia di Raffaele Reppucci, attore e regista fin dal 1915, può cliccare sul link sottostante "continua a leggere"


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 AUDITORIUM TEATRO di SAVIANO
ANNO 2016

La Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci"
di Marigliano

per la 12ª Rassegna Festival Città di Saviano 2016
ritorna al suo affezionato pubblico nelle serate di 

sabato 27 febbraio, ore 20
 e domenica 28 febbraio, ore 18

con
Scarpe doppie cerevelle fine

di Gaetano Di Maio

Adattamento di Antonio Cerciello
Direzione artistica di Ciro Esposito

Regia di Antonio Cerciello
°°°°°°°
La rappresentazione rientra nel quadro delle attività dei 
Missionari della Divina Redenzione, presso la 
casa-famiglia e centro di formazione "Istituto Anselmi" di Marigliano, 
per dare continuità e piena realizzazione 
all'opera benemerita che fu voluta da Padre Arturo D'Onofrio.
°°°°°°°
Dai nipoti di Raffaele Reppucci (1898-1969) va il più vivo apprezzamento per l'impegno della compagnia teatrale che porta il nome del loro zio, tanto più se tale attività si coniuga con la benemerita opera educativa, sociale e morale della Comunità dell' "Istituto Anselmi" di Marigliano, voluta da Padre Arturo D'Onofrio.

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 ANNO 2015
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La Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci"
per la 11ª Rassegna Festival Città di Saviano 2015
ritorna al suo affezionato pubblico nelle serate di 

sabato 7 marzo, ore 20
 e domenica 8 marzo, ore 18

con
Don Pascà
passa 'a vacca

di Antonio Petito

Rielaborazione di  Gaetano Di Maio
Adattamento di Antonio Cerciello
Direzione scenica di Ciro Esposito


La rappresentazione rientra nel quadro delle attività dei 
Missionari della Divina Redenzione, presso la 
casa-famiglia e centro di formazione "Istituto Anselmi" di Marigliano, 
per dare continuità e piena realizzazione 
all'opera benemerita che fu voluta da Padre Arturo D'Onofrio.

All'insegna proprio di quell' "Istituto Anselmi", che è ormai un'Istituzione per Marigliano, fin dagli inizi degli anni sessanta (parliamo di più di cinquant'anni fa?), imbevuti di passione per la filodrammatica, due giovani, Antonio Cerciello e Ciro Esposito, calcavano le prime scene teatrali, grazie alla prima compagine della "gioventù cattolica" della chiesa di San Vito e alla presenza dei frati minori operanti presso l' "Istituto Anselmi", sostituiti poi dai Redenzionisti (si vedano le locandine dell'epoca, presenti in questo stesso blog).
Di quei giovani fu naturalmente mentore Raffaele Reppucci, napoletano sfollato a Marigliano durante l'ultima guerra. 
Avendo i due giovani dimostrato, con assidua frequentazione della sua casa, di avere maturato convincimenti e capacità, il Reppucci si dispose  bene a trasmettere loro l'arte e passare con piena fiducia il testimone. 
Oggi, in piena sintonia, quei due giovanotti incoraggiano e dirigono altre generazioni di filodrammatici, restando ancorati a quella base da cui mossero i primi passi. 


 
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 ANNO 2014
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La Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci" 
ha dato un nuovo appuntamento al suo affezionato pubblico per le serate di sabato 15 e domenica 16 febbraio 2014...
Il teatro come divertimento.
Il teatro come solidarieta'.
Il teatro palestra di vita.
saluti
Antonio Cerciello

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ANNO 2013
Con la sua pluridecennale dedizione
la Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci"
diretta da Antonio Cerciello
merita ora di essere ospitata anche nella cornice della 9ª Rassegna del Festival della Città di Saviano, nel cui teatro, il 23 e 24 febbraio del 2013, è previsto il successo di una recitazione bella, robusta e complessa, quale è quella di
Miseria e nobiltà, di Eduardo Scarpetta.
Post. 10.02.2013
Continua l'impegno artistico della Compagnia Teatrale "Raffaele Reppucci", diretta da Antonio Cerciello, di Marigliano.
La pluridecennale dedizione della "Compagnia"  merita ora di essere ospitata anche nella cornice della 9ª Rassegna del Festival della Città di Saviano, nel cui teatro, il 23 e 24 febbraio del 2013, è previsto il successo di una recitazione bella, robusta e complessa, quale è quella di Miseria e nobiltà, di Eduardo Scarpetta. 
È sempre un cimento non facile, quello di Miseria e nobiltà: esso deve essere affrontato, come sempre, con la fatica e la passione di tutti i componenti. Pensiamo a chi ha dovuto lavorare direttamente sul testo della rappresentazione. Oltre agli attori e al direttore artistico, pensiamo anche ai costumisti, ai tecnici e a quanti hanno dato il loro contributo in forme meno visibili, ma che sono indispensabili per la buona riuscita della rappresentazione. Essi sono tutti indicati all'interno della brochure. Per chi li ha già visti alla prova in precedenti imprese sceniche, si tratta di persone tutte brave e responsabilmente serie in tale impegno.
Degno di essere rimarcato è il riferimento all' Istituto di tipolitografia Anselmi di Marigliano, il quale, fin dal 1952, non solo ha svolto, per decenni, attività di formazione professionale per tanti giovani, ma si è trasformato poi in sede dei "Missionari della Divina Redenzione", fondata dal Beato Padre Arturo D'Onofrio, di Saviano. 
A questo punto, a conferma della positiivtà dell'impresa scenica, dobbiamo tutti testimoniare, a largo raggio, le meritorie finalità di sostegno sottese all'attività della Compagnia Teatrale "Raffaele Reppucci" a beneficio dell'attività cristiana e sociale dei "Missionari di Padre Arturo".
 

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Post. 26.09.2011_001

La filodrammatica non è un passatempo solitario, 
ma una passione comunitaria!
di Ferdinando Reppucci
Navigando sul web, si scopre che gli appassionati di filodrammatica sono più di quanti non si possa oggi immaginare. A tale arte – considerata generalmente minore rispetto a quella teatrale di livello professionale – si dedicano ancora oggi tante persone, di ogni estrazione sociale, giovani e meno giovani, con diversa provenienza culturale, spesso con impegni di lavoro e di famiglia.
La prima domanda che ci poniamo è questa:che cosa è una filodrammatica?
Nei secoli scorsi, accanto alle “compagnie stabili” e ai “teatri stabili”, che contavano sul patrocinio  di qualche mecenate e poi su finanziamenti pubblici e, quasi sempre, dell’ente locale più vicino e interessato, vivevano e sopravvivono le filodrammatiche, spesso additate come le palestre dei dilettanti della recitazione. In realtà, le filodrammatiche più diffuse erano e restano quelle patrocinate dalle associazioni dopolavoristiche di enti ed aziende e, non di rado, dalle parrocchie: la loro attività si svolge nella dinamica della comunicazione e dell'intrattenimento, che è trasversale sul piano sociale, e non rimarca distinzioni di classi, ma certamente agevola la fruizione dello spettacolo teatrale a coloro che non sempre possono andare al “Teatro” che costa di più.
È da dire che il confine tra l'attività professionale e quella dilettantistica non è sempre netto: non di rado, prima ancora di frequentare l'accademia di arte drammatica, non pochi attori sono passati per i palcoscenici minori, anche di piazza, dove il talento è venuto fuori con prepotenza, forse meglio e prima di quanto sia successo per taluni che non sono passati attraverso tali esperienze primordiali. Naturalmente è da dire anche che non tutti coloro che da piccoli volevano diventare star lo sono davvero poi diventati. Eppure, in quest’attività tanto impegnativa, come è l’arte della recitazione, resistono, anche col passare degli anni, tante persone: il loro non è un hobby, un semplice passatempo, ma una passione. E, se è quella vera, la passione per il teatro accompagna il filodrammatico sempre, dalla giovane età fino alla vecchiaia.
Qual è, dunque, il profilo del filodrammatico?
Nonostante i problemi della vita di ogni giorno, da affrontare sacrificando anche gli spazi familiari, a volte anche rimettendoci qualche denaro, il filodrammatico vero si impegna ad essere efficace nella sua parte, a prendere il copione assegnatogli, ad impararlo a memoria, a provare e riprovare, ad ascoltare il regista e i compagni di scena. Egli sente la responsabilità di contribuire, anche quando recita una particina, a far giungere al pubblico il messaggio che l’autore del dramma o della commedia ha inteso inviare; ed è questo messaggio che l’attore con il regista deve bene interpretare, se vuole suscitare le emozioni che il pubblico si attende.
Insomma, nella filodrammatica c’è posto per tutti, per chi vuole fare l’attore, il regista oppure il direttore artistico, ma a patto che ognuno sappia veramente interpretare il suo ruolo, entrando con convinzione nella parte che gli viene affidata. La volontà di giocare nei ruoli fittizi, ma in modo intimamente sentito, convincente per gli spettatori, fa dell’attore provetto un artista con possibilità di carriera. I veri attori non ripetono solo sequenze di battute, ma interpretano e trasferiscono emozioni, rivivendo, di volta in volta, azioni come se fossero sempre nuove. Il regista o il direttore artistico indirizza l’interpretazione dell’attore inducendo una sua interpretazione del messaggio dell’autore del testo scritto, rendendo, di volta in volta, lo stesso recitativo un pezzo unico, diverso dall’interpretazione di altri.
In conclusione, i filodrammatici, anche se si muovono su palcoscenici meno rinomati, con mezzi meno sofisticati e con minori risorse finanziarie di quanto si richiede per il teatro professionale, diventano comunque artisti: alla fine di ogni spettacolo, come i professionisti, essi misurano il successo con il termometro degli applausi, attesi sempre con la trepidazione del debutto...
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Filodrammatica per la vita. 
Così la intese Raffaele Reppucci, fin dal 1915. (I)

Post. 27.09.2011_002
di Ferdinando Reppucci
   
L’autore di questo blog ha avuto in famiglia uno zio, Raffaele Reppucci - nato il 23 maggio 1898 e scomparso il 1°dicembre 1969 -, che, fin da ragazzo, coltivò la passione per la filodrammatica.
Il suo noviziato artistico dovette svolgersi, a quanto pare, parallelamente agli studi dell’ambito tecnico. Quindi, durante l’età scolare ed oltre, la passione si sviluppò con la frequentazione del teatro come spettatore - e verosimilmente, poi, anche come figurante  e successivamente come comparsa recitante. 
A quanto pare, aveva appreso presto e bene quell'arte, tanto da potere permettersi l'impresa di recitare e dirigere una neonata compagnia teatrale, chiamata "palestra dilettante", a 17 anni, in un pubblico teatro. Correva l'anno 1915, con una prima guerra mondiale che bussava anche alle porte nostre. 
Quella stessa passione, alimentata dalla frequentazione, dall'osservazione e dall'ammirazione, dovette tramutarsi in esigenza di apprendimento dei fondamentali dell’arte della recitazione.
Egli incominciò così a raccogliere e studiare copioni di seconda mano, dei quali ci resta qualche esemplare, che ha voluto lasciarci, recante la data di trascrizione 3/12/1897 !

 Fig. 1 e 2 - Copione teatrale 'O vuto Mala vita. Prime due pagine -
Testo manoscritto datato 3/12/1897, sul quale ha studiato Raffaele Reppucci.
         
Fig. 3 e 4 - Copione teatrale 'O vuto Mala vita. Ultime due pagine -Testo manoscritto 
datato 3/12/1897, sul quale ha studiato Raffaele Reppucci.

La prima prova della determinazione  di cui era dotato questo giovinetto, che voleva produrre, in prima persona, qualcosa nel teatro, è data da una locandina, tra quelle che lasciò al nipote che ora ne scrive. Essa documenta, tra l’altro, l’esistenza di una “palestra dilettante”, diretta da Raffaele Reppucci, il quale, Domenica 4 Luglio 1915, al Teatro Nazionale in San Giovanni a Teduccio, dava alle scene lo spettacolo “Bou-Fargal, ossia lo schiavo di San Domingo”, dramma di Giambattista Colajanni. Il giovane Raffaele Reppucci aveva da poco compiuto diciassette anni !
 Ci fu, intanto, la prima guerra mondiale e, prima che questa finisse, egli, come altri ragazzi del ‘98, facendo parte della marina militare, fu impegnato in operazioni belliche. Pur non coinvolto nelle sacrificali operazioni del fronte, Raffaele respirò i drammi e le tragedie che quell’esperienza apportò a tanti coetanei e conterranei, che furono destinati a combattere lontano dalla propria terra. Qualche suo amico fece ritorno a casa da invalido, con un arto amputato, qualche altro ritornò stravolto, colpito mentalmente; qualche altro ancora non fece più ritorno.
Il nostro Raffaele ritornò a casa provvidenzialmente senza danni, anche se restò toccato dalla memoria di quella guerra.
Nel clima di ricostruzione del primo dopoguerra, data la pressante richiesta che il paese faceva per la ripresa delle risorse industriali nazionali, egli fu impegnato per le sue competenze tecniche presso i cantieri navali di Genova; la sua passione per le tecniche recitative era solo assopita.
Infatti, tra il 1922 e il 1923, Raffaele Reppucci è presente come primo attore nelle rappresentazioni teatrali del Circolo filodrammatico “Tommaso Salvini” di San Giovanni a Teduccio, diretto dai Signori Vincenzo Calabrese e Michele Veneruso. Il Circolo era ubicato nella piazza Emanuele Gianturco, davanti alla stazione delle ferrovie dello Stato, di fronte all’austera Chiesa di San Giovanni Battista.
Alla luce delle locandine in nostro possesso, che vanno dal 1922 al 1948, si può affermare che il circolo dei filodrammatici “Tommaso Salvini” ebbe vita discretamente lunga, e potrebbe essere andata anche oltre le date da noi reperite. Intanto, c’è da  evidenziare che Raffaele Reppucci vi ebbe un ruolo sempre di primo piano.
Intanto si impone un’altra pausa nell’attività artistica del Reppucci.
Tra il 1943 e il 1945, la seconda guerra mondiale, che, a differenza della prima, ha fronti che si estendono progressivamente su tutta la penisola italiana, provoca tragedie e disastri notevoli.
Napoli, in particolare, è minacciata dalle decretazioni "draconiane" del comando militare tedesco, assunto dal colonnello Walter Scholl,  e dalle disposizioni conseguenziali del dott. Domenico Soprano, Prefetto di Napoli dal 9 agosto 1943 al 4 ottobre 1943. Quest'ultimo, infatti, il 23 settembre 1943, dispone l'evacuazione di tutta la fascia costiera napoletana, individuata come zona militare di sicurezza, che va da Posillipo, a Mergellina, a tutta la fascia portuale, estesa ai varchi di Sant'Erasmo, di Vigliena, fino San Giovanni. Si assiste così a spostamenti della popolazione da quartiere a quartiere, dalla città ai paesi circostanti, spesso al là della provincia di Napoli. Sono tanti i figli di famiglie napoletane che, nati in quei frangenti, risultano, per esempio, anagraficamente nati nei paesi vesuviani o nel casertano o anche molto più lontano, in virtù di quegli "sfollamenti”.
Come tanti napoletani che abitavano la fascia costiera, Raffaele, non sposato, insieme con il vecchio padre vedovo e con le sue due sorelle non sposate, prudentemente si era allontanato da Napoli.
Restarono a Napoli con le loro famiglie un'altra sorella, che abitava al centro nei pressi di via Roma, e il fratello Giovanni, con la moglie e le due figlie, che pur essendo nella zona costiera e portuale ad alto rischio, era in attesa che nascesse il terzogenito. E questi venne alla luce proprio nel giorno del decreto del Prefetto Soprano, in una zona infelice, stretta tra i due fuochi dei bombardieri alleati e delle contraerei tedesche, tra il sibilo delle sirene del coprifuoco, dei boati delle bombe esplose sul porto e sui palazzi, e l'assordante raffica delle mitraglie a terra! 
A Lausdomini, frazione del Comune di Marigliano, il vecchio padre e i suoi tre figli trovarono ospitalità presso una comunità di religiose, le quali concessero loro, per uso abitativo, poco più di tre stanze e un terrazzo, costituenti, in pratica, un’ala del loro convento, al primo piano. Seduto al lato del parapetto di quel terrazzo, ogni pomeriggio, fino all’imbrunire, il vecchio padre, con la pipa di creta sempre fumante, attendeva il rientro del figlio dal lavoro: egli riusciva a vedere, senza occhiali, fino al lontano passaggio a livello del trenino della Circumvesuviana, essendo il tracciato della strada – il corso Campano- ben diritto. Dopo avere perduto lì il genitore, i tre fratelli restarono ancora a Lausdomini, per fare ritorno a Napoli ai primi degli anni sessanta.
La parentesi non breve di Lausdomini fu vissuta con vari eventi. Il primo, in qualche modo il più triste, fu la morte del capofamiglia Gennaro, avvenuta lontano dalla sua terra natia. Poi ci fu il cambiamento di vita di Raffaele, con la sua entrata nell’Aerfer di Pomigliano; infine la lunga malattia del fratello minore, Giovanni, che comportò a Raffaele il doversi recare a Napoli, per fargli visita, per la verità, ogni domenica, nelle ricorrenze familiari e nei giorni festivi.
I Reppucci -quella famiglia- erano tutti credenti e praticanti, devoti alla Chiesa e ai Santi. Molti indicavano facilmente la loro dimora, perché li conoscevano per averli visti assiduamente e puntualmente, al mattino, passare per le chiese di Lausdomini e Marigliano; chi bussava alla loro porta di pomeriggio, all’ora del vespro, li poteva vedere e sentire recitare il rosario coralmente, padre e figli, nel loro ridotto nucleo familiare, allargato però, ogni tanto, anche dal visitatore di turno, e dai nipoti. Costoro si avvicendavano volentieri a soggiornare, come se fossero in vacanza, presso il nonno e gli zii Reppucci, perché erano tolleranti e generosi, insomma troppo buoni con quella schiera di nipoti, poco più che bambini o appena adolescenti, bene educati dai genitori, ma pur sempre vivaci.
 Fig. 6 - Foto di Raffaele Reppucci 
Ai fini del nostro intervento sulla passione per la filodrammatica, in particolare su quella che coltivò Raffaele Reppucci, il precedente spazio preso dai ricordi della lunga parentesi dello “sfollamento” non è inutile. Anzi, fa meglio capire che tale passione non appartiene soltanto  a chi è felice e spensierato, ma anche a coloro che sono stati provati dalla vita. Infatti, anche nella parentesi di lavoro a Pomigliano, Raffaele Reppucci fu apprezzato animatore delle attività della Sezione Arte e Cultura, istituita presso la sede di lavoro dell’Aerfer. Ne sono prova le varie locandine di rappresentazioni tenute a Pomigliano d’Arco, appunto, nelle quali Raffaele Reppucci resta sempre in primo piano, non solo come interprete, ma anche come direttore artistico e regista. L’eco della sua dimestichezza con l’arte teatrale giunse poi alla vicina Lausdomini, dove alcuni giovani erano ormai pronti a costituire una filodrammatica locale: tra questi c’era il giovanissimo Antonio Cerciello, frequentatore assiduo della dimora di Raffaele Reppucci.
Il giovane sopra nominato, acquistata la stima del Reppucci, ormai considerato il suo maestro, raccolse il “testimone”, e da allora, dagli inizi degli anni sessanta, fino ai giorni nostri, cioè da quasi cinquanta anni, egli ha dimostrato di essere stato il vessillifero della compagnia teatrale intitolata a Raffaele Reppucci.
Noi, che eravamo appena adolescenti, quando vedevamo e sentivamo lo zio Raffaele parlare con un ragazzo dai capelli folti e neri, diligente e riguardoso, che pendeva dalle sue labbra, non avremmo mai potuto immaginare, noi nipoti di Raffaele Reppucci, che saremmo stati invitati proprio da quel giovane, dopo circa tre lustri, nel 1970, a Lausdomini per una cerimonia.
In realtà, i giovani filodrammatici di Lausdomini e il Sindaco del luogo intesero commemorare l'opera di aggregazione civile ed artistica di Raffaele Reppucci, dopo qualche mese dalla sua scomparsa, dando il suo nome alla Compagnia teatrale di Lausdomini. Il giovane Cerciello aveva così raccolto il testimone della fatica appassionante del filodrammatico, lasciata dal suo mentore.
Dopo un nuovo salto di tantissimi anni da quella data, nel 2011, abbiamo avuto il piacere di vedere di nuovo il Cerciello, ancora alle prese con i suoi filodrammatici, per distribuire, con il copione di Natale in casa Cupiello, le parole di incoraggiamento necessarie per affrontare la prossima fatica teatrale di Natale.
Se facciamo una rapida riflessione sulle due persone e sulle vicende ricordate, alla luce della rara costanza con cui è stato preservato l’impegno dell’arte, non possiamo non riconoscere che la filodrammatica è davvero una passione!
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Filodrammatica per la vita.
Così la intese Raffaele Reppucci, fin dal 1915. (II)

Post. 04.10.2011_003
di Ferdinando Reppucci

Concludiamo questa riflessione, da noi elaborata sui ricordi personali e le testimonianze concrete, sottolineando la grande importanza che hanno avuto e continuano ad avere, in diverse parti d'Italia, le filodrammatiche. 
  Oggi sono a nostra disposizione apparecchiature elettroniche e supporti multimediali che rendono, per certi aspetti, più agevole la realizzazione degli spettacoli teatrali, nonché immediatamente fruibili le registrazioni di ogni evento.       
  Dobbiamo dire, però, che noi siamo stati gratificati dal risentire un po’ di umanità non solo al contatto con la carta antica, ma anche dall'odore non troppo sgradevole che da essa promana. Per questo motivo abbiamo pensato di rendere partecipi di tale sensazione coloro che si ritengono dotati della sensibilità di percepire le voci dell'antico.
   Diamo qui di seguito una galleria di locandine riguardanti le rappresentazioni di Raffaele Reppucci, attore, regista e direttore artistico, prevalentemente impegnato nel teatro drammatico. È solo una campionatura che documenta una lunga e travagliata attività dedicata alla "nuova scienza dell'arte teatrale" (cfr. Vito Pandolfi, Storia universale del teatro drammatico. Torino, 1964). Il Reppucci, infatti, prima di calcare le scene, ha studiato la recitazione come fatto tecnico, oggetto di serio esercizio, poi come produzione ed esibizione artistica personale. Chi scrive ebbe qualche occasione di potere osservare lo zio artista mentre insegnava a qualche giovane i modi di muovere i muscoli facciali, secondo i casi più disparati; come stare senza batter ciglio, come deambulare, come esprimere i vari sentimenti di stizza, di odio, di meraviglia, di comprensione pietosa, di gioia vera e dissimulata, di tristezza e di ansia; come ridere con gioia o con sarcasmo, come piangere, singhiozzare, lamentarsi, urlare...Insomma, a volte incuteva soggezione e financo paura, lui che era nella realtà una persona equilibrata, discreta e mitissima. A volte citava artisti affermati, da lui conosciuti e frequentati, ed erano tutti del teatro drammatico. Tra le interpreti più citate c’erano Tecla Scarano, Tina Pica e Clara Belmonte.

Galleria di locandine teatrali.
Ricordo dell’attività artistica di
Raffaele Reppucci (23 maggio 1898 - 1°dicembre 1969),
svolta nella prima metà del ‘900 a Napoli e dintorni.
La prima prova della determinazione  di cui era dotato questo giovinetto, che voleva produrre, in prima persona, qualcosa nel teatro, è data da una locandina, tra quelle che lasciò al nipote che ora ne scrive. Essa documenta, tra l’altro, l’esistenza di una “palestra dilettante”, diretta da Raffaele Reppucci, il quale, appena diciassettenne, il 4 Luglio 1915, al Teatro Nazionale in San Giovanni a Teduccio, dava alle scene lo spettacolo “Bou-Fargal, ossia lo schiavo di San Domingo”, dramma di Giambattista Colajanni.


fig. 5 -  4 luglio 1915 - Teatro Nazionale. 
Rappresentazione di Raffaele Reppucci del Bou-Fargal 

   Orbene, domenica 4 luglio 1915, il giovane Raffaele Reppucci aveva appena compiuto diciassette anni, e già doveva avere riscosso la fiducia del pubblico, se si assumeva la responsabilità di promuovere una rappresentazione teatrale in un luogo dove risiedevano due esperti filodrammatici.
  Codesti signori, Vincenzo Calabrese e Michele Veneruso, promotori, tra l'altro, di un Circolo filodrammatico intitolato a Tommaso Salvini, apprezzarono la versatile e sveglia capacità del giovane artista, stimolando un'attività sociale e culturale a San Giovanni a Teduccio.
    Nei primi decenni del '900 - San Giovanni a Teduccio era un operoso centro abitato, che si era emancipato dal ruolo dei cosiddetti "casali", che costellavano il centro maggiore, e non era più soltanto una mera via di passaggio, come era avvenuto in epoca borbonica, tra la Reggia di Napoli e quella di Portici.  
    Infatti, già nella seconda metà dell'Ottocento, grazie all'insediamento di stabilimenti  e imprese che con le loro attività produttive avevano legittimato l'esistenza di un comune autonomo di San Giovanni a Teduccio, non fu di poco conto il considerare il poter mantenere in piedi un'economia  locale, fondata su alcuni stabilimenti o fabbriche o esercizi commerciali attivi con riflessi positivi in tutto il territorio napoletano.  
   Se si sa che nel 1926 il Comune di San Giovanni a Teduccio fu inglobato nel Comune di Napoli, si deve sapere anche che furono valutati interessanti l'apporto e lo sbocco di una realtà produtiva che avvantaggiava il capoluogo partenopeo: il territorio costiero di San Giovanni, di non grande superficie, ma densamente dotata di risorse imprenditoriali, doveva fungere da cerniera produttiva tra Napoli-zona portuale e i paesi vesuviani, incominciando dall'attiguo Comune di Portici.  
   Tra caseggiati modesti e ville signorili, allineati sull'omonimo corso San Giovanni, parallelo, sul versante sud, al litorale del Tirreno e alla linea ferroviaria Napoli-Reggio Calabria, erano insediate  varie attività industriali e manifatturiere, già in epoca borbonica, come quelle del settore tessile, poi quelle metallurgiche e metalmeccaniche, come quella di Corradini, oltre alle industrie di trasformazione e conserviere, come quelle rinomate di Signorini -cioè, la Cirio-, di Del Gaizo e di altre sopravvenute aziende, senza contare poi altre attività collegate con la pesca e, in geneale, il mare.
   Al termine del Corso San Giovanni, a confine con i Comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano, in località denominata Pietrarsa, fu installato l' "opificio borbonico", dalle cui fonderie dovevano uscire cannoni ed altre armi. Sotto lo stesso Borbone, l'opificio fu attrezzato poi a officina e rimessa per le locomotive a vapore. Tale struttura fu resa necessaria da quello che fu il primo tronco ferroviario in Italia, Napoli-Portici, inaugurato da Ferdinando II di Borbone il 3 ottobre 1939 ! Oggi, quell'officina è sede di un Museo ferroviario di grande interesse tecnico e storico.
    Sta di fatto che quel borgo operoso, impegnato tra l'artigianato e l'industria, fu punto di passaggio obbligato non solo per i nobili e la corte di borbonica memoria, ma anche, in seguito, fino a tutta la prima metà del '900, per quanti pendolari napoletani, con il tram, volevano raggiungere gli stabilimenti balneari meglio attrezzati tra "Croce del Lagno" e Portici. Non ho dati per i decenni successivi, ma mi risulta che i livelli di inquinamento dell'acqua non consentirono più di desiderare la balneazione da quelle parti.
   Inoltre, non tanto a causa dell'agglomerazione degli anni Venti, quanto con i nuovi insediamenti abitativi iniziati tra gli anni Sessanta e Settanta, non è più facile ritrovare i nativi di quel quartiere di Napoli.
   Per concludere questa rapida memoria del luogo dove si tenne quella bella attività sociale del Circolo Filodrammatico "Salvini", che  viepiù infervorò l'arte teatrale di Raffaele Reppucci, pubblicizzata fin dal 1915, come abbiamo visto, agli anni sessantata, è doveroso anche ricordare che lì  nacquero anche uomini illustri, come Antonio Scialoja e Enrico Sarria, tanto per citarne solo qualcuno, per il momento. Ma ritorniamo a Raffaele Reppucci, il quale, tra il 1917-1918, fu alle prese con la leva militare, nel periodo più delicato della Grande guerra.
   Passato il periodo di leva nella marina militare con la parentesi drammatica della prima guerra mondiale, che lo coinvolse, senza gravi danni, per fortuna, con un prosieguo di lavoro nei cantieri navali di Genova, Raffaele Reppucci ebbe costantemente un ruolo di primo piano come attore e poi come regista, tra gli anni anni ’20 e i ’30.

  Fig. 6 - 2 dicembre 1923 - 
Riapertura stagione teatrale Circolo filodrammatico "Tommaso Salvini"

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Fig. 8 e 9 -  13 gennaio 1924 - L'amante lontano di R. Bracco - Circolo "T. Salvini"


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 Fig. 10 - 30 marzo 1924 - Circolo "T. Salvini"
Fig. 11 - 30 marzo 1924 - Circolo "T. Salvini"-  Scampolo, di Dario Niccodemi

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Fig. 11 -   6 settembre 1930 - Teatro Massimo di S.Giorgio a Cremano.
La nemica, di dario Niccodemi
Fig. 12  -  22 settembre 1940  - Teatro aziendale Samit - Luce che torna - di R. Melani.

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Fig. 13  -  31 luglio 1948 - Supercinema - La morte civile - di P. Giacometti

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Fig. 14 e 15  -   3 aprile 1954.  Cral Aerfer-Cinema Eliseo - Pomigliano d'Arco -
- La morte civile - di P. Giacometti

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Fig. 14 e 15  -   13 novembre 1954.  Cral Aerfer-Cinema Eliseo - Pomigliano d'Arco -

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Fig. 18 e 19 -    9 novembre 1957 - Cral Aerfer-Cinema Eliseo - Pomigliano d'Arco - 
Come le foglie - di Giuseppe Giacosa 


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Filodrammatica per la vita
Post. 05.10.2011_004
di Ferdinando Reppucci
Non possiamo chiudere questa carrellata senza presentare anche una galleria di locandine che riguardano l'attività teatrale di Antonio Cerciello. Egli è quel giovane che conoscemmo vari decenni or sono, quando incominciò a fare tesoro dell'esperienza artistica di Raffaele Reppucci, da lui riconosciuto come maestro di vita e di arte..
   La galleria di locandine, disposta qui di segutio, non è solo una testimonianza concreta di riconoscenza affettuosa del discepolo al suo maestro, ma anche della paziente opera di aggregazione che Antonio Cerciello ha fatto e continua a fare con i suoi amici filodrammatici. Anche costoro non possono non essere bravi, per durare tanto nella passione per il teatro, fatta di momenti ludici e di tanta fatica: lo hanno dimostrato nel portare avanti con successo la Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci".
L'attività teatrale di Antonio Cerciello
                antecedente alla costituzione della Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci"


fig. 1 -          I due sergenti - Ist. Anselmi - Marigliano
fig. 2 -          2 dicembre 1959 - Tosca - Teatro Umberto - Marigliano


fig. 3 -         7 agosto 1961 -La nemica - Isituto Anselmi - Marigliano
fig. 4 -         21-22 ottobre - La cieca di Sorrento - Istituto Anselmi - Marigliano
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Il 4 aprile 1970, il Gruppo giovani filodrammatici "RAFFAELE REPPUCCI" di Lausdomini, 
diretto da Antonio Cerciello, 
dà alle scene un classico del teatro eduardiano: Questi fantasmi.
In una cerimonia commossa, voluta dal gruppo dei filodrammatici "Raffaele Reppucci" di Lausdomini, con la partecipazione del Sindaco del Comune di Marigliano, viene consegnata una 
medaglia d'oro alla famiglia di Raffaele Reppucci, 
a ricordo dei suoi meriti civili ed artistici.
Il 4 aprile 1970, il Gruppo giovani filodrammatici "RAFFAELE REPPUCCI"
di Lausdomini, diretto da Antonio Cerciello, 
dà alle scene un classico del teatro eduardiano: Questi fantasmi.
 


fig. 5 foto del  Gruppo Giovani Filodrammatici "Raffaele Reppucci", 4 aprile 1970.
fig. 6 dedica della foto 4 aprile 1970 del  Gruppo Giovani Filodrammatici "Raffaele Reppucci"
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   Con Antonio Cerciello di Lausdomini-Marigliano (NA), nel 1970 prende il suo corso il Gruppo filodrammatico, poi Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci".

 
fig. 7 Cronaca locale. 
La Filodrammatica Reppucci" ha rappresentato nell'aula consiliare del Comune di Marigliano 'O tuono 'e marzo, di Eduardo Scarpetta.
fig. 8 -  21.22.23 febbraio 1976 - Natale in casa Cupiello, di Eduardo De Filippo - Marigliano - Convento dei frati Minori.
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fig. 9 - 13 aprile 2002 -È asciuto pazzo 'o parrucchiano - Teatro Anselmi - Marigliano
fig. 10 - 25 aprile 2003 - La Passione e Morte di Gesù - Parrocchia Acquaviva - Caserta.
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fig. 11- 9 aprile 2005 -Compagnia teatrale "R.Reppucci" di Marigliano-  
                                    È asciuto pazzo 'o parrucchiano-    Teatro comunale di Scisciano
fig. 12 -  25.26 febbraio 2006 -Comapgnia teatrale "R. Reppucci" di Marigliano-  
                                     Non ti pago, di E. De Filippo - Teatro comunale di Scisciano

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fig. 13  -  marzo-aprile 2007 - Compagnia teatrale "R.Reppucci" - Parrocchia di Lausdomini -
                                            La passione e morte di Gesù di Don Stefano Stefani - 
                                            rielaboraz. e adattamento di Antonio Cerciello
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                                 fig. 14 - 13 novembre 2010 - Compagnia teatrale "R.Reppucci" - 
          Il papocchio  - Teatro istituto scolastico statale "E. Aliperti" - Lausdomini-Marigliano    
 fig. 15 - 13 novembre 2010 - Compagnia teatrale "R.Reppucci" -  
         Il papocchio  - Teatro istituto scolastico statale "E. Aliperti" - Lausdomini-Marigliano
cover dvd
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     In tempi recenti, Antonio Cerciello si è cimentato anche con la rielaborazione 
di una sacra rappresentazione.



Riferimenti all'attività della Compagnia teatrale "Raffaele Reppucci", diretta da Antonio Cerciello di Lausdomini, si trovano anche sulla rete. Oltre a questo blog, si hanno segnalazioni ai seguenti indirizzi:
http://www.marigliano.net/_articolo.php?id_rubrica=10&id_articolo=17312      http//www.cliccamarigliano.net/1/modules/news/article.php?storyid=1971

5 commenti:

  1. Bellissimo!!! Coinvolgente!!! E' un documento prezioso nel suo insieme, senza contare il valore dei manifesti che sono altrettanti documenti di un'epoca che è stata così difficile, eppure creativa. Congratulazioni! Alex
    Rispondi
  2. Tra le immagini non ci sono solo manifesti teatrali, c'è qualche foto e un copione per la recitazione. Sarebbe bello poterlo asfogliare o, almeno sfogliarlo in pdf. L'amico
    Rispondi
  3. Volevo dire che sarebbe bello avere un copione come quello nella foto, che fine ottocento, e sfogliarlo dal vero. In mancanza, mi accontenterei di sfogliarlo come e book o come documento formato pdf. L'amico
    Rispondi
  4. ma questa compagnia teatrale Reppucci esiste ancora? E dove?
    Rispondi
  5. Al Prof. Ferdinando Reppucci
    Vi esprimo tutta la mia gratitudine per avermi offerto
    l'occasione, sia pure dopo tanti anni, di conoscere
    qualcosa, di più di Raffaele Reppucci mio maestro di
    teatro e di vita.
    Dopo la emozionante lettera della sua "biografia", mi
    sono convinto ancora di più di aver fatto la cosa più
    giusta nel dedicargli la Compagnia Teatrale che continua a
    praticare la nobile arte della recitazione che "Don
    Raffaele" ha saputo trasformare con tanto amore ed immensa
    passione.
    Siate orgogliosi voi di portare il suo cognome come io sono
    orgoglioso di essere stato l'allievo prediletto.
    Antonio Cerciello

    Ps: In allegato copia dalla locandina prossima
    rappresentazione, le immagini sono adattate per una
    eventuale pubblicazione sul blog.
    -------------------
    APIS LABORANS
    piazza Valentino 2 - 80034 Marigliano (NA)
    tel / Fax : 081.8411509
    www.apislaborans.it
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    Rispondi
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Filodrammatica per la vita...continua...(2)



 Post. 28.11.2011_005
di Ferdinando Reppucci


Ecco ancora una prova -per chi avesse dubitato- della tenacia, della passione e della capacità di Antonio Cerciello di fare della filodrammatica un motivo per far vivere bene il prossimo: con lui e la sua compagnia teatrale "Raffaele Reppucci" possiamo ben dire che...la storia continua...


Antonio Cerciello ha lasciato un nuovo commento sul post "Filodrammatica per la vita":






Al Prof. Ferdinando Reppucci




Vi esprimo tutta la mia gratitudine per avermi offerto l'occasione, sia pure dopo tanti anni, di conoscere qualcosa di più di Raffaele Reppucci, mio maestro di teatro e di vita.


Dopo la emozionante lettera della sua "biografia", mi sono convinto ancora di più di aver fatto la cosa più giusta nel dedicargli la Compagnia Teatrale che continua a praticare la nobile arte della recitazione che "Don Raffaele" ha saputo trasformare con tanto amore ed immensa passione.




Siate orgogliosi voi di portare il suo cognome come io sono orgoglioso di essere stato l'allievo prediletto.


Antonio Cerciello




Ps: In allegato, la locandina della prossima rappresentazione; le immagini sono adattate per una eventuale pubblicazione sul blog.


Postato da Antonio Cerciello in Efferre Memoriam Rerum il 28 novembre 2011 alle 15:43 




Risposta di F.R.


Auguri di un buon Natale, che sarà certamente migliore 
di quello vissuto dalla famiglia Cupiello, ottanta anni fa!    
F.R.




efferre




2 commenti:



  1. Anonimo02 dicembre 2011 10:06


Davvero bello! Complimenti! Alex




  1. Anonimo02 dicembre 2011 10:11


Laus Domini= lode del Signore.Tutto intonato? Va bbe'!!!!!!!!!!!



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Filodrammatica per la vita (3)

Post. 13.12.2011


Feste natalizie del 2011, a Marigliano, in provincia di Napoli.






Feste natalizie del 2011, a Marigliano, in provincia di Napoli.    Si respira l'aria delle castagne, si muovono per le strade le figure dei presepi viventi, dei diversamente abili e liberi; si allineano mercatini e qualche stand gastronomico; si sentono le note di orchestre e concerti: sulle quali si cimentano adulti e scolari, laici e religiosi.


   Al di là dell'indotto commerciale - che è in ogni iniziativa, fosse anche promossa dai più sprituali intenti -, la comunità mariglianese vive e fa vivere, in chi si accosta, lo spirito di speranza e di rinascita che è proprio della Sacra Natività. 


   Nella brochure curata dall'Ufficio Cultura e Spettacolo del Comune, il Sindaco  e l'Amministrazione comunale invitano la cittadinanza a partecipare alle iniziative presentate, ringraziando, tra gli altri, i parroci, i dirigenti scolastici, gli alunni i commercianti, le associazioni e gli sponsor.


   In linea con il tema elettivamente più scandito in questa fase di avvio del blog, intendiamo segnalare l'evento a noi più suggestivo, invitando chiunque possa giungere a Marigliano la sera di sabato 17 o domenica 18 dicembre p.v., per godersi una bella rappresentazione del famoso eduardiano "Natale in casa Cupiello", in cui Antonio Cerciello procede instancabile come regista e primo attore della compagnia teatrale "Raffaele Reppucci" di Marigliano. Noi faremo di tutto per essere a Marigliano, a teatro, a goderci lo spettacolo!


F.R.